Cina
Africa
Usa
Curabitur at arcu id turpis posuere bibendum. Sed commodo mauris eget diam pretium cursus. In sagittis feugiat mauris, in ultrices mauris lacinia eu. Sed sagittis, elit egestas rutrum vehicula, neque dolor fringilla lacus, ut rhoncus turpis augue vitae libero. Nam risus velit, rhoncus eget consectetur id, posuere at ligula. Vivamus imperdiet diam ac tortor tempus posuere.
Cina 2011, alcune foto
alcune foto del mio ultimo viaggio in Cina…
La composizione fotografica secondo Steve McCurry
Se Ami il Reportage potrebbe interessarti anche...
Se tenete a una foto, stampatela! parola di Google
Pensate che con l’avvento del digitale non serva più stampare le foto? grave errore…
Il vicepresidente di Google, uno dei “padri di internet”, il Dottor Vinton Cerf durante il meeting annuale ha spiegato che via via che i sistemi operativi e i software vengono aggiornati, i documenti e le immagini salvate con le vecchie tecnologie diventano sempre più inaccessibili. Nei secoli che verranno, gli storici che si troveranno a guardare indietro alla nostra era potrebbero trovarsi davanti a un “deserto digitale” paragonabile al Medioevo, un’epoca di cui sappiamo relativamente poco a causa della scarsità di documenti scritti.
“Nel nostro zelo, presi dall’entusiasmo per la digitalizzazione, convertiamo in digitale le nostre fotografie pensando che così le faremo durare più a lungo, ma in realtà potrebbe venir fuori che ci sbagliavamo”, ha detto Cerf. “Il mio consiglio è: se ci sono foto a cui davvero tenete, createne delle copie fisiche. Stampatele”.
Ecco perché ai miei clienti propongo prodotti di stampa tra i più prestigiosi e duraturi al mondo…volete qualche info? chiedete pure 😉
fonte: www.huffingtonpost.it
Quando nasce la fotografia di matrimonio?
Quello che conta nella fotografia è la sua pienezza e la sua semplicità…
La fotografia di matrimonio, un po di storia…
Nel 1840 nasce la fotografia di matrimonio.
La foto delle nozze della regina Vittoriacon Alberto di Sassonia è la prima
fotografia di nozze della storia.
Le prime ad essere state fotografate sono state le nozze della regina Vittoria con Alberto di Sassonia.
Mentre un anno prima, nel 1839 nasce la fotografia perché grazie agli esperimenti di Henry Fox Talbot nasce il negativo.
Dalla prima foto di matrimonio ad oggi di tempo ne è passato! Ma che dire dello stile? Ha subito grandi cambiamenti?
Per lunghissimi anni lo stile delle foto di matrimonio non ha subito grandi cambiamenti, ma da alcuni anni però le cose sono cambiate!
Oggi ci sono due approcci principali alla fotografia di matrimonio: Tradizionale e fotogiornalistico .
L’avvento del reportage o fotogiornalismo di matrimonio ha portato un grande cambiamento di stile e di approccio.
Cosa vuol dire fare del reportage?
Reportage è una parola che deriva dal francese e significa “riportare”, raccontare. Il termine è quindi legato fondamentalmente a un evento, a una storia, a un episodio, a situazioni che devono essere in qualche modo descritte, documentate. Il fotoreportage con le immagini racconta l’evento. Le fotografie narrano la storia.
Nel reportage non c’è costruzione, non si intervenire per modificare la scena o pilotare i protagonisti.
La bravura fotoreporter sta nel muoversi intorno all’evento per descriverlo, per cogliere dei gesti, delle emozioni, per fissare degli attimi, passando inosservato, senza piolatare la scena.
Lavorare con questa visione dello scatto e considerare quindi il matrimonio come il reportage di un evento, è un approccio non semplice.
Non puoi permetterti di sbagliare! perché se sbagli il servizio non puoi aspettare l’anno dopo o chiedere alla coppia e agli invitati di rifare tutto daccapo.
Riuscire a catturare l’attimo, il “momento decisivo” di Cartier Bresson è parte integrante del vero reportage di matrimonio.
L’approccio fotogiornalistico al matrimonio è tra i servizi più difficili che un fotografo possa realizzare.
Non esiste il fotografo migliore in assoluto. Esiste il fotografo che può comprendere i tuoi valori e soddisfarti appieno.
“A cosa dai maggiore VALORE?”
Pensa un attimo a te, tu che tipo sei?
Se hai ben chiaro in mente che tipo sei, potrai identificare facilmente chi può soddisfare le tue esigenze.
Sei un tipo innovativo, creativo sempre in cerca delle novità? Sei un tipo deciso, hai obiettivi chiari e vuoi il controllo della situazione? Sei un tipo ambizioso ti prefiggi alti standard e sei orientato a risultati? Sei un tipo affidabile e stabile, la fiducia per te è importante? Sei un tipo carismatico influenzi facilmente gli altri? Sei un tipo attento ai dettagli, organizzato, pro-attivo?
Clicca sulla caratteristica che più si avvicina al tuo modo di essere.
Fotografi famosi – Sebastião Salgado – Il sale della Terra
SALGADO
Ieri sono andato a vedere “il sale della terra”, un film documentario su Salgado, molto più coinvolgente di una mostra, molto più vero di un documentario…
Non eravamo in molti…ma meglio così,
Aspettate che vi racconto
Chi è Salgado: un grande fotoreporter che da quarant’anni attraversa i continenti sulle tracce di un’umanità in pieno cambiamento. Oltre ad aver sviluppato per lunghi anni progetti fotografici riguardanti fatti sconvolgenti della nostra storia contemporanea – conflitti internazionali, carestie, migrazioni di massa – si è dedicato anche alla scoperta di territori inesplorati e grandiosi, per incontrare la fauna e la flora selvagge in un grande progetto fotografico.
Come è diventato fotografo: la sua passione nacque quando aveva 30 anni e la sua vita aveva preso un’altra piega. La famiglia possedeva una fazenda in Brasile e il padre ha voluto che facesse l’avvocato, lui si laurea in economia.
Alla fine degli anni ’60, Sebastiao che aveva un’ottima posizione lavorativa all’interno di un’importante azienda, iniziò a portarsi nei suoi viaggi di lavoro la macchina fotografica della moglie Lelia.
Al ritorno da un viaggio in Niger abbandona una carriera lavorativa certa per dedicarsi completamente alla fotografia. La moglie Lelia che sarà per lui molto più di una compagna di vita, lo sosterrà anche artisticamente.
Nel 1973 realizza un reportage sulla siccità del Sahel, seguito da uno sulle condizioni di vita dei lavoratori immigrati in Europa.
Nel 1974 entra nell’agenzia Sygma e documenta la rivoluzione in Portogallo e la guerra coloniale in Angola e in Mozambico.
Nel 1975 entra a far parte dell’agenzia Gamma ed in seguito,
nel 1979, della celebre cooperativa di fotografi Magnum Photos.
Nel 1994 lascia la Magnum per creare, insieme a Lelia Wanick Salgado, Amazonas Images, una struttura autonoma completamente dedicata al suo lavoro.
Salgado si occupa soprattutto di reportage di impianto umanitario e sociale, consacrando mesi, se non addirittura anni, a sviluppare e approfondire tematiche di ampio respiro.
Per sei anni Salgado concepisce e realizza un progetto sul lavoro nei settori di base della produzione. Il risultato è La mano dell’uomo, una pubblicazione monumentale di 400 pagine, uscita nel 1993, tradotta in sette lingue e accompagnata da una mostra presentata finora in oltre sessanta musei e luoghi espositivi di tutto il mondo.
Dal 1993 al 1999 Salgado lavora sul tema delle migrazioni umane. I suoi reportages sono pubblicati, con regolarità, da molte riviste internazionali. Oggi, questo lavoro è presentato nei volumi In Cammino e Ritratti di bambini in cammino, due opere che accompagnano la mostra omonima edite in Italia da Contrasto.
Primo progetto “Otras Americas”,
frutto di 8 anni di viaggi tra Messico, Perù, Bolivia ed Ecuador.
Dall’86 al ’91 si occuperà del progetto “Workers” dando immagine a tutti coloro che attraverso le loro mani hanno costruito il mondo, dagli operai nelle acciaierie russe, ai pescatori galiziani, ai raccoglitori di tè in Rwanda.
Con “Exodus”, il progetto sulla migrazione mondiale, si arriva forse al capitolo più straziante, più feroce, quello che ci mostra come animali terribili capaci di una violenza estrema.
L’ultima parte è dedicata al suo più recente progetto “Genesis”, la sua lettera d’amore al pianeta e il suo primo reportage sulla natura.
Un omaggio a quelle zone del pianeta rimaste incontaminate.
“Il sale della terra” é un film che, attraverso la potenza del bianco e nero arricchisce lo spettatore con una lezione di antropologia che conquista per la sua volontà di informare, provocare ed emozionare con la condivisione di un percorso artistico e umano che ci ricorda che il nostro pianeta è prezioso e l’uomo può essere il benefattore della terra in cui vive.
“Quante volte ho deposto la macchina fotografica per piangere.”
http://www.madeinitalyweb.it/best-way-to-visit-rome-with-professional-photographer-girolamo-monteleone/
http://www.madeinitalyweb.it/married-couple-around-rome/
Il matrimonio è l\’espressione e la fusione di due personalità.
Ci sono vari modi per approcciarsi al matrimonio.
Scopri qual\’è il tuo approccio!
Per il matrimonio pensi di tirare fuori tutta la tua creatività? Stai scegliendo in base alla fiducia che ti viene trasmessa? Vuoi organizzare un matrimonio di alto livello? Sei attento ai dettagli, organizzato e pratico? Ti piace ascoltare attentamente tutti i fornitori? Sei un tipo deciso, sai quello che vuoi e terrai tutto sotto controllo?
Clicca sulla caratteristica che più si avvicina al tuo modo di essere.
fotografi famosi – William Eugene Smith
« A cosa serve una grande profondità di campo se non c’è un’adeguata profondità di sentimento? »
(William Eugene Smith)
William Eugene Smith (Wichita, 30 dicembre 1918 – Tucson, 15 ottobre 1978) è stato un fotografo documentarista statunitense.
Cominciò a fotografare giovanissimo, ma degli scatti dell’allora quattordicenne Smith non rimase traccia: fu lui stesso distruggerli anni dopo, giudicandoli troppo scarsi. Qualche anno dopo iniziò a collaborare con il giornale della sua cittadina e, nel 1936, fu ammesso alla Notre Dame University dove un corso di fotografia fu istituito appositamente per il promettente giovane fotografo.
Abbandonata l’università, inizio a collaborare con il settimanale Newsweek, da cui fu allontanato per aver rifiutato di lavorare con le macchine Graphic 4×5.
Nel 1939 viene contattato dalla rivista Life, con cui inizia una collaborazione che lo porterà, nel corso degli anni successivi, a coprire come fotografo di guerra il teatro bellico del Pacifico: alcune delle immagini scattate durante queste operazioni divennero vere e proprie icone della seconda guerra mondiale, e dimostrarono la capacità di Smith di raccontare la storia in fotografia.
Il 23 maggio 1945 venne ferito al volto dall’esplosione di una granata: nei due anni successivi fu costretto a dolorosi interventi e a una lunga riabilitazione, in un periodo in cui si domandò più volte se avrebbe mai ripreso a fotografare. La fotografia “A walk to Paradise Garden” fu la prima realizzata dopo la malattia, e simboleggiò perfettamente la rinascita dell’autore unita alla speranza del mondo dopo il termine del secondo conflitto mondiale.
Negli anni successivi Smith torna a collaborare con Life e realizza alcuni dei reportage più celebri pubblicati dalla rivista americana: su tutti “Spanish Village”, in cui è raccontata una cittadina spagnola in pieno franchismo, e “Country Doctor”, narrazione fotografica dell’attività di un medico generico nella campagna americana.
Il rapporto con Life finì per deteriorarsi, e con esso – più in generale – crollò la fiducia di Smith verso il sistema dell’informazione americano. Nonostante questo, nel 1971 realizzò uno dei suoi reportage più riusciti, “Minamata”, in cui fotografò i tragici effetti dell’inquinamento da mercurio in Giappone.
Grazie all’interessamento di Ansel Adams, ottenne nel 1976 una cattedra all’Università dell’Arizona, ma una grave forma di diabete lo portò prima al coma e successivamente alla morte, che lo colse nel 1978.
Riflessioni sulla fotografia – Profondità di sentimento …
A cosa serve una grande profondità di campo se non c’è un’adeguata profondità di sentimento?
Davvero serve profondità di sentimento per fare foto significative?
Come si fa ad avere profondità di sentimento?
Tu che ne pensi?
fotografi famosi – Henri Cartier-Bresson
Henri Cartier-Bresson
Henri Cartier-Bresson (22 agosto 1908 – 3 agosto 2004) è considerato un pioniere del foto-giornalismo, tanto da meritare l’appellativo di “occhio del secolo”. È stato un teorico dell’istante decisivo in fotografia.
Nel 1930, durante il suo primo viaggio in Costa d’Avorio, non è ancora interessato alla fotografia, anche se è già munito di una macchina fotografica.
Solamente nel 1931, al ritorno da quel viaggio, scatta in lui l’interesse alla continua ricerca di immortalare la realtà. È lo stesso Cartier-Bresson che ci racconta come fu una fotografia di Martin Munkacsi a convincerlo che «è stata quella foto a dar fuoco alle polveri, a farmi venir voglia di guardare la realtà attraverso l’obiettivo». Fu così che nel 1932 comprò la sua prima macchina fotografica, una Leica 35 mm con lente 50 mm che l’accompagnerà per molti anni.
Nel 1934, conosce David Szymin, un fotografo e intellettuale polacco, che più tardi cambierà nome in David Seymour (1911–1956). Diventano subito ottimi amici, hanno molto in comune culturalmente. Sarà Szymin a presentare al giovane Bresson un fotografo ungherese, Endré Friedmann, che verrà poi ricordato col nome di Robert Capa.
Durante la Seconda guerra mondiale, Cartier-Bresson entra nella resistenza francese, continuando a svolgere costantemente la sua attività fotografica. Catturato dalle truppe naziste nel 1940, riesce a fuggire dal carcere al terzo tentativo. Al suo rientro si unirà a un’organizzazione di assistenza ai prigionieri evasi. Nel 1945 fotograferà la liberazione di Parigi.
Nel 1946 viene a sapere che il MOMA di New York intende dedicargli una mostra “postuma”, credendolo morto in guerra: si mette in contatto con il museo e dedica oltre un anno alla preparazione dell’esposizione, inaugurata il 1947.
Negli anni successivi è negli Stati Uniti, dove fotografa per Harper’s Bazaar.
Nel 1947 fonda, insieme a Robert Capa, George Rodger, David Seymour, e William Vandivert la famosa Agenzia Magnum. Inizierà innumerevoli viaggi in cui farà molteplici reportage che gli daranno fama mondiale.
La fotografia porta Henri in molti angoli del pianeta: Cina, Messico, Canada, Stati Uniti, Cuba, India, Giappone, Unione Sovietica e molti altri paesi.
Cartier-Bresson divenne il primo fotografo occidentale che fotografava liberamente nell’Unione Sovietica del dopo-guerra {senza fonte}. Tra il 1951 e il 1973 compie numerosi viaggi in Italia.
Nel 1962 su incarico della rivista Vogue si reca in Sardegna dove si trattiene per una ventina di giorni.
Nel 1979 viene organizzata a New York una mostra tributo al genio del fotogiornalismo e del reportage.
Nel 2000, assieme alla moglie Martine Franck ed alla figlia Mélanie crea la Fondazione Henri Cartier-Bresson, che ha come scopo principale la raccolta delle sue opere e la creazione di uno spazio espositivo aperto ad altri artisti; nel 2002 la Fondazione viene riconosciuta dallo stato francese come ente di pubblica utilità.
Muore a Céreste in Francia il 3 agosto 2004, all’età di 95 anni.
Nella sua carriera ha anche ritratto personalità importanti in tutti i campi; Balthus, Albert Camus, Truman Capote, Coco Chanel, Marcel Duchamp, William Faulkner, Mahatma Gandhi, John Huston, Martin Luther King, Henri Matisse, Marilyn Monroe, Richard Nixon, Robert Oppenheimer, Ezra Pound, Jean-Paul Sartre ed Igor Stravinsky.
Il libro più famoso di Cartier-Bresson è The Decisive Moment (Il momento decisivo), Simon e Schuster, New York.
Il titolo nella versione francese è Images à la sauvette. Scritto nel 1952, oltre a contenere una raccolta di talune delle foto più note del fotografo, descrive il modo stesso di fare fotografia di Cartier-Bresson. L’autore si occupa del reportage fotografico, del soggetto, della composizione, del colore, della tecnica, dei clienti.
Lo Scrap Book
Lo Scrap Book è l’album che Cartier-Bresson preparò per la mostra al MOMA nel 1946. Partito per gli USA con circa 346 foto nella valigia, all’arrivo acquistò un album (“scrap book” in inglese) e vi collocò le immagini per mostrarle ai curatori.
Un servizio fotografico straordinario è il giusto mix tra la scienza della realizzazione e l’arte della soddisfazione.
Ci vuole tecnica ed esperienza per realizzare un buon servizio fotografico, ma non basta. E’ necessario anche l’arte dell’appagamento e della soddisfazione del cliente! Si tratta di arte perché, come per le arti in genere, una cosa può essere bella o brutta o portare soddisfazione in maniera diversa da persona a persona.
Soddisfare i clienti é un arte
La tecnica è importante ma non è tutto, è indispensabile conoscere le aspettative e la personalità degli sposi per poter entrare in sintonia con loro, in modo da catturare con i miei scatti, momenti e sentimenti unici, e cogliere l’unicità e la personalità della coppia.
riflessioni sulla fotografia – Il momento decisivo…
IL MOMENTO DECISIVO | REPORTAGE
articolo di Girolamo Monteleone
Uno scrittore ha il tempo di riflettere prima che la parola si formi, prima di stenderla sul foglio.
Per noi (fotografi) invece ciò che scompare, scompare per sempre e questa è insieme
la nostra angoscia e l’originalità essenziale del nostro mestiere….
Henri Cartier-Bresson – Il momento decisivo
Henri Cartier-Bresson e considerato il padre del fotogiornalismo moderno, con l’obiettivo della su Leica puntato su quel “momento decisivo”.
l’occhio del secolo ha attraversato il Novecento, catturandone tutti i suoi stravolgimenti, eventi e personaggi chiave ma anche e soprattutto quei piccoli attimi di quotidianità.
La fotografia riesce a catturare con uno scatto l’istante irripetibile di un sorriso, di un’emozione, di un avvenimento storico o della vita.
Quando guardiamo una fotografia forse sottovalutiamo tutto questo. Ignoriamo quel “momento decisivo” in cui il fotografo sceglie il suo soggetto, quella frazione di secondo prima di scattare in cui la mira dell’occhio si allinea a cuore e mente.
Bresson e il momento decisivo
Del racconto di quei momenti Henri Cartier Bresson ne ha fatto una filosofia di vita, prima che stilistica.
Fu solo guardando uno scatto pubblicato nel 1931 sulla rivista Photographie, del fotogiornalista ungherese Martin Munkácsi, intitolata Tre Ragazzi al Lago Tanganica, che avvenne la conversione alla fotografia. L’immagine mostrava tre ragazzi di colore giocare tra le onde del mare. La spontaneità della composizione e la gioia di vivere che emanava la foto ebbe l’effetto dirompente nel giovane Henri.
“Improvvisamente ho capito che la fotografia può fissare l’eternità in un istante. È stato come ricevere un calcio nel sedere: forza vai!”, disse poi Cartier-Bresson a proposito di quello scatto.
Comprò così una piccola macchina Leica 35mm con lente 50mm che divenne un’estensione del suo stesso occhio. Un occhio sempre pronto a cogliere l’attimo unico e significativo di alcuni dei più grandi eventi del XX secolo in giro da un continente all’altro per realizzare quei reportage che gli daranno fama mondiale: in Spagna durante la guerra civile, a Parigi all’indomani della liberazione nel 1943, e poi ancora in India con Gandhi a poche ore dal suo assassinio nel 1948, in Cina l’anno dopo quando i comunisti presero il potere.
In quegli stessi anni Bresson fonda insieme agli amici Robert Capa, David Seymour, William Vandivert e George Rodge la Magnum Photos, oggi una delle più importanti agenzie fotografiche al mondo.
All’attività di fotoreporter affianca negli anni ’60 quella di ritrattista, immortalando i volti più celebri del secolo: da Martin Luther King a Coco Chanel e Marylin Monroe.
Il momento decisivo è: “Osservare lì dove gli altri sanno solo vedere”.
La fotografia di Cartier-Bresson osserva la realtà quasi spiandola dal buco della serratura.
Senza essere invadente, resta ai margini per catturare il flusso della vita che si muove davanti ai suoi occhi.
Henri Cartier-Bresson getta il suo sguardo sulle piccole cose.
Cartier-Bresson scopriva la straordinaria capacità del fotoreporter di osservare la realtà in quelle sfumature e quei dettagli solo apparentemente banali: “Nella fotografia le cose più piccole possono diventare un grande soggetto”.
Lontano dai campi da guerra e dagli eventi altisonanti della storia, Cartier-Bresson fissa nei suoi scatti la normalità dell’uomo.
Non c’è la sfrenata ricerca della perfezione tecnica nei suoi scatti. La sua cifra stilistica è la spontaneità dell’istante.
Il cogliere la vita di sorpresa da dietro un mirino, nell’attimo decisivo in cui tutti gli elementi compositivi (persone, luce, dettagli) si trovano in un equilibrio perfetto.
Non servono cento scatti, ne basta uno soltanto in grado di cogliere questo “momento decisivo” in cui la realtà si dispiega davanti ai nostri occhi nella forma ideale per realizzare una grande foto.
Se Ami il Reportage potrebbe interessarti anche...
fotografi famosi – David Seymour
David Seymour (Varsavia, 20 novembre 1911 – El Qantara, 10 novembre 1956), è stato un fotografo e giornalista polacco.
Nacque a Varsavia da genitori ebrei Polacchi e cominciò a interessarsi alla fotografia durante i suoi studi a Parigi. Iniziò a lavorare come giornalista freelance nel 1933.
I reportage della Guerra civile spagnola, Cecoslovacchia e altri eventi europei lo resero famoso.
Era particolarmente apprezzato per i suoi ritratti, specialmente di bambini.
Nel 1939 documentò il viaggio dei rifugiati spagnoli repubblicani verso il Messico e si trovava a New York quando scoppiò la Seconda guerra mondiale.
Nel 1940 fu arruolato dall’esercito statunitense e inviato in Europa come fotoreporter durante la guerra.
Divenne cittadino naturalizzato degli Stati Uniti nel 1942; nello stesso anno i genitori furono uccisi dai Nazisti.
Dopo la guerra ritornò in Europa per documentare le condizioni dei bambini rifugiati per conto dell’UNICEF, da poco fondato.
Nel 1947, co-fondò la cooperativa di fotografi Magnum Photos, con Robert Capa e Henri Cartier-Bresson, con i quali aveva stretto amicizia a Parigi negli anni ’30.
La sua reputazione per le foto degli orfani di guerra crebbe fotografando celebrità di Hollywood come Sophia Loren, Kirk Douglas, Ingrid Bergman e Joan Collins.
Dopo la morte di Capa nel 1954, Seymour divenne il presidente della Magnum Photos. Rivestì la carica fino al 10 novembre 1956, quando fu ucciso (assieme al fotografo francese Jean Roy) dal fuoco di un fucile mitragliatore egiziano mentre documentava la Crisi di Suez.
Cina 2011, alcune foto
alcune foto del mio ultimo viaggio in Cina…